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Polveri sottili dalle vacche: ennesima balla “green”

Riproponiamo qui l’intervista di Attilio Barbieri al Professor Giuseppe Pulina sul fatto che “l’agricoltura produca appena l’8% di emissioni, ma è presa di mira da animalisti e ambientalisti”.

Torna l’emergenza per le polveri sottili nella Pianura Padana e ritornano sotto accusa allevamenti e allevatori. «Gli allevamenti intensivi sono considerati attività insalubri di prima classe e sono fra i principali emettitori di polveri sottili», recita un documento pubblicato di recente da Greenpeace che ha addirittura diffuso la mappa dei primi 900 allevamenti intensivi italiani. Ma è davvero così? «L’Ispra certifica che l’agricoltura è responsabile dell’11,6% del Pm10 e del 3,6% del Pm 2,5», spiega a Libero il professor Giuseppe Pulina, ordinario di Zootecnica speciale al dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari e presidente di Carni Sostenibili. E questi numeri sono il risultato di un calo sostanziale delle emissioni.

«L’ammontare complessivo del particolato, vale a dire il Pm 10 sommato al Pm 2,5, emesso da fonti agricole è sceso dalle 40.600 tonnellate nel 1990 alle 28.700 tonnellate del 2021», aggiunge Pulina, «con una riduzione del 28,5%. Penso di poter dire che siamo di fronte all’ennesimo attacco delle associazioni ambientaliste e animaliste che non perdono occasione per puntare il dito sugli allevamenti». Fra l’altro, aggiunge, «la Pianura padana è soggetta a fenomeni di trasporto delle polveri sottili che possono arrivare anche da molto lontano, come nel caso delle polveri frutto della erosione eolica sui deserti. E non è infrequente che in determinate condizioni atmosferiche, queste polveri si sommino alle altre frutto delle emissioni in loco».

E comunque è sbagliato classificare gli allevamenti fra i principali emettitori di polveri sottili, come fanno le associazioni ambientaliste. Lo spiega sempre il presidente di Carni Sostenibili: «Nel complesso, l’agricoltura che è diffusa su tutto il territorio nazionale e dunque su un’area molto vasta, è responsabile di meno del 8% delle emissioni di polveri sottili. E meno del 5% di quelle più pericolose, il Pm 2,5, mentre il trasporto, il riscaldamento e le attività industriali sono responsabili del restante 92%. Su tutte le altre emissioni pericolose per la salute umana, animale e degli ecosistemi, l’agricoltura assume un ruolo marginale».

L’ammontare complessivo del #particolato emesso da fonti agricole è stato ridotto del 28,5%. Condividi il Tweet

Ancora una volta sono i numeri a smentire i massimalisti “green”. Mentre le emissioni totali di particolato in agricoltura calavano negli ultimi trent’anni da 40.600 a 28.700 tonnellate, «le emissioni riconducibili al riscaldamento domestico, la principale fonte di particolato, sono cresciute da 135mila tonnellate alle 195mila tonnellate di Pm 10 più Pm 2,5», puntualizza Pulina, «con un aumento del 44%, a causa soprattutto della diffusione del riscaldamento a pellet di legna. Per quanto riguarda i trasporti stradali, il particolato 10 e 2,5 ammonta nel 2021 a 34mila tonnellate e questo settore ha fatto il proprio dovere, anche in osservanza delle norme europee sugli scarichi dei motori endotermici, in quanto nel 1990 produceva 114mila tonnellate».

Ma l’agricoltura e l’allevamento non si accontentano comunque dei risultati raggiunti, l’obiettivo è quello di tagliare ulteriormente le emissioni, come spiega sempre il professor Pulina: «Il sistema si sta dando una mossa con le precision farm, e i biodigestori, apprestamenti importanti per ridurre le emissioni di azoto sia perché gli allevatori e gli agricoltori ci tengono al clima sia perché oggi l’azoto costa un sacco di soldi e non utilizzarlo è un peccato. Una vacca produce due quintali di urea all’anno (94 kg di azoto per vacca), che equivale a 150 euro per vacca. Con i biodigestori si fissa fisso l’azoto, lo si mineralizza per utilizzarlo come fertilizzante. In campagna la maggiore leva di cambiamento passa dal conto corrente. E in questo caso risparmiare azoto conviene».

Fonte: Libero

Presidente Emerito dell'Associazione per la Scienza e le Produzioni Animali, Professore Ordinario di Etica e Sostenibilità degli Allevamenti presso il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari e Presidente dell’Associazione Carni Sostenibili. Fra i migliori esperti globali in scienze animali, è incluso nel 2% di scienziati maggiormente citati al mondo.