Roberto Burioni: gravi inesattezze a “Che tempo che fa”
Dopo le gravi inesattezze dette dal prof. Roberto Burioni durante la puntata del 16 aprile di “Che tempo che fa” sull’uso degli antibiotici negli allevamenti, Carni Sostenibili scrive una lettera all’attenzione degli autori, del conduttore Fabio Fazio, del direttore di Rai Uno e dello stesso professore.
Alla cortese attenzione:
Dott. Stefano Coletta
Dott. Fabio Fazio
Prof. Roberto Burioni
Roma, 26 aprile 2023
Gentilissimi,
come Carni Sostenibili, associazione che diffonde informazioni scientifiche per il consumo consapevole e la produzione sostenibile di carni e salumi, dobbiamo segnalare come gravi e pericolose le affermazioni rilasciate dal professor Roberto Burioni durante la puntata del 16 aprile di “Che tempo che fa” sull’uso degli antibiotici negli allevamenti. Alla domanda del conduttore Fabio Fazio che chiedeva se le persone assumono antibiotici senza saperlo mangiando carne, infatti, il professore rispondeva che “l’utilizzo degli antibiotici negli allevamenti intensivi per fare crescere di più di peso gli animali è una pratica davvero sbagliata”. Anche Burioni cade vittima di una delle più note fake news che inquinano la comunicazione intorno al mondo della carne.
Infatti, in Italia da più di quindici anni l’impiego di antibiotici negli allevamenti è permesso solo a fini di cura, terapia e profilassi dell’animale, ed è sempre subordinato alla prescrizione medico-veterinaria. Esclusi quindi tutti gli altri usi, compresi quelli a cui fa riferimento il professore. Inoltre, possono essere utilizzati esclusivamente antibiotici autorizzati dalle Autorità Sanitarie e le autorizzazioni sono concesse soltanto alle sostanze di cui è dimostrata l’efficacia, la sicurezza d’uso per gli animali e di cui si conoscono le caratteristiche metaboliche, ossia in quanto tempo vengono “smaltite” dall’organismo animale. Il loro impiego deve essere limitato nel tempo, e gli animali possono essere macellati soltanto dopo che i farmaci sono stati completamente smaltiti (dopo cioè il cosiddetto “periodo di sospensione”), cioè quando i residui sono a concentrazioni del tutto innocue per la salute umana.
Inoltre, secondo gli ultimi dati del progetto ESVAC (European Surveillance on Veterinary Antimicrobial Consumption), si evince per l’Italia un calo significativo nell’acquisto degli antimicrobici nel settore dell’allevamento: – 59% negli ultimi 11 anni. L’introduzione della ricetta elettronica per le prescrizioni veterinarie, poi, ha consentito di raccogliere dati più accurati sulle prescrizioni e l’acquisto dei farmaci destinati agli animali, di particolare interesse notare che la maggior parte di questi sono destinati ai pet, gli animali da affezione, e questo non è un dato secondario quando si vuole parlare di antibiotico resistenza.
Infine, ricordiamo che esistono anche piani di campionamento annuali delle carni per verificare l’assenza di residui pericolosi e i risultati di questi controlli dimostrano che i campioni di carne irregolari sono inferiori allo 0,04%. Nelle oltre 30.000 analisi condotte in Italia nel 2021 dalle autorità competenti per la valutazione dei residui di trattamenti farmacologici su animali produttori di derrate alimentari, solo 12 sono risultate positive.
Speriamo di aver contribuito ad una discussione più informata e restiamo a vostra disposizione nel caso vogliate approfondire il tema e conoscere il vero volto della zootecnia italiana: un settore animato da studiosi, ricercatori, tecnici e allevatori che ogni giorno compiono scelte importanti nell’interesse del benessere degli animali, dell’ambiente e delle persone. Restiamo a disposizione per eventuali approfondimenti.
Cordiali saluti,
Associazione Carni Sostenibili
Il Segretario Generale
François Tomei