TOP
ANTIBIOTICI VETERINARI

WOAH: “Uso di antibiotici veterinari in costante diminuzione”

L’impiego di antibiotici in medicina veterinaria, e dunque negli allevamenti, è in costante diminuzione. Lo riconferma uno studio globale dell’’Organizzazione mondiale per la salute animale (WOAH).

L’impiego di antibiotici in medicina veterinaria, e dunque negli allevamenti, è in costante e progressiva diminuzione. Già nel novembre dello scorso anno l’Agenzia europea del farmaco (EMA, European Medicines Agency) confermava che nel decennio che va dal 2011 al 2021 si è registrato un calo del 47%, che va sommarsi alla flessione registrata lo scorso anno del 5,5%.

Secondo l’ESVAC (European Surveillance of Veterinary Antimicrobial Consumption), nei soli tre anni che vanno dal 2018 al 2021, i 27 paesi dell’Unione europea hanno registrato un calo del 18% delle vendite di antimicrobici per impiego veterinario. In pratica, è già stato raggiunto un terzo del target di riduzione del 50% fissato per il 2030 dalle autorità europee. Ma l’Europa non è da sola in questo processo di riduzione dell’impiego di antibiotici in campo veterinario. L’Organizzazione mondiale per la salute animale (WOAH), in un suo recente rapporto, conferma che l’uso globale di antimicrobici negli animali è diminuito negli ultimi tre anni del 13%.

Come spiega il Dottor Javier Yugueros-Marcos, Responsabile del Dipartimento per la Resistenza Antimicrobica e i Prodotti Veterinari di WOAH, “meno del 20% degli antimicrobici utilizzati negli animali nel 2019 erano di massima priorità e importanza critica per la salute umana. Sforzi collettivi verso un uso responsabile in ogni settore sono della massima importanza, considerando che questi farmaci rappresentano l’unica terapia o una delle poche alternative per curare malattie umane potenzialmente letali. Nello stesso anno, si stima che quattro milioni di decessi umani siano stati legati alla resistenza antimicrobica”.

I Paesi #UE hanno registrato un calo del 18% delle vendite di #antimicrobici per uso #veterinario: è già stato raggiunto un terzo del target di riduzione del 50% fissato per il 2030. Condividi il Tweet

Considerata l’importanza del fenomeno, WOAH continua a rafforzare le sue campagne di sensibilizzazione, sottolinea Yugueros-Marcos, “come mostrato nel nostro portale Web rinnovato sulla resistenza antimicrobica, compresi materiali per professionisti e cittadini interessati all’argomento.” Ma non è tutto. “Continuiamo a lavorare a stretto contatto con i paesi membri per sviluppare capacità tecniche nell’analisi dei dati e nel processo decisionale, -aggiunge lo scienziato – e continuiamo a far evolvere i nostri standard internazionali in costante dialogo e scambio con i nostri partner quadripartiti (FAO, UNEP e OMS), implementando l’approccio One Health.”

Per monitorare meglio la situazione, WOAH ha anche digitalizzato il suo database nella piattaforma online “ANIMUSE“, che facilita l’accesso aperto ai dati globali e regionali in modo interattivo offrendo reporting, controllo degli errori e strumenti di visualizzazione dei dati più semplici da utilizzare.

Il perché di tanta attenzione verso gli antibiotici è legato alla progressiva crescita dei fenomeni di antibiotico-resistenza da parte di alcuni batteri patogeni. È la conseguenza di un uso improprio di questi farmaci, soprattutto nell’uomo, ma anche negli animali. Quanto il problema sia importante lo dimostrano gli oltre 30mila decessi che ogni anno si registrano in Europa a causa della perdita di efficacia di questi farmaci, che per la loro importanza si possono definire salvavita. Mortalità che sale a quattro milioni di persone quando lo sguardo si allarga a tutto il mondo.

Si stima che quattro milioni di #decessi umani siano stati legati alla #AntibioticoResistenza. È importante una riduzione e un uso oculato di ogni #antibiotico in campo umano e veterinario. Condividi il Tweet

Due le strategie possibili per arginare il problema: mettere a punto nuovi farmaci antimicrobici, oppure usare con grande oculatezza quelli esistenti. Se non si farà nulla corriamo il rischio di tornare agli inizi del secolo scorso, prima della scoperta nel 1928 della penicillina da parte di Alexander Fleming. In quegli anni, nemmeno un secolo fa, una banale infezione sostenuta da batteri poteva condurre sino a morte.

Mettere a punto nuovi farmaci è impresa complessa e molto costosa, che può richiedere oltre dieci anni e investimenti miliardari. La via maestra resta quella di una riduzione e un uso oculato e responsabile di ogni antibiotico, sia in campo umano che veterinario. Il percorso da seguire è quello tracciato dalla filosofia One Health, che opportunamente vede la salute dell’uomo e quella degli animali sempre più interdipendenti fra loro.

La medicina veterinaria, stando alle risultanze di tutti gli organismi preposti al controllo, sta facendo la sua parte con risultati più che lusinghieri. Un risultato che non riguarda solo gli antibiotici, ma l’insieme del complesso di farmaci che vengono impiegati nella cura degli animali. Il più recente rapporto di EFSA (Ente europeo per la sicurezza alimentare) sulle produzioni di origine animale conferma che su oltre 600mila campioni esaminati solo l’1,7 per mille ha presentato tracce di sostanze indesiderate, a volte solo contaminanti ambientali.

Ridurre gli antibiotici può non bastare. Al contempo è opportuno distinguere fra antibiotici usati per gli animali e per gli esseri umani. Lo prevede anche un Regolamento della Commissione europea (il 2022/1255) entrato in vigore a febbraio di quest’anno, che ha destinato 18 classi di antibiotici al solo impiego in campo umano. Il risultato è che meno del 20% degli antibiotici utilizzati in medicina veterinaria sono prioritari per l’uomo. A proposito di cure nell’uomo, un rapporto di AIFA (Agenzia italiana del farmaco) del 2021 segnala la prevalenza di un uso inappropriato, in particolare per numerose patologie delle prime vie respiratorie. Uso improprio che risulta persino in crescita e che rischia di ridurre se non annullare gli sforzi che la medicina veterinaria e più in generale tutta la zootecnia sta facendo con responsabile impegno.

Giornalista professionista, laureato in medicina veterinaria, già direttore responsabile di riviste dedicate alla zootecnia e redattore capo di periodici del settore agricolo, ha ricoperto incarichi di coordinamento in imprese editoriali. Autore di libri sull'allevamento degli animali, è impegnato nella divulgazione di temi tecnici, politici ed economici di interesse per il settore zootecnico.