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Carbon Farming: opportunità concreta per l’allevamento

Che cosa si intende per Carbon Farming? Perché può rappresentare un’ottima opportunità sia per l’ambiente che per la redditività delle aziende agricole? Lo spieghiamo in questo articolo, prendendo spunto da quanto diffuso dalla dottoressa Lunesu, ricercatrice dell’Università di Sassari, e dalla European Livestock Voice, fra i punti di riferimento Ue sull’argomento.

Il termine “carbon farming” di cui si sente così spesso parlare ultimamente, racchiude una serie di pratiche agricole in grado di sequestrare il carbonio atmosferico e stoccarlo nel suolo, nelle radici delle colture, nel legno e nelle foglie. Questa capacità che hanno tutte le piante di sottrarre CO2 dall’atmosfera per far crescere radici, germogli e foglie rappresenta una grande opportunità per l’allevamento del bestiame di mitigare le proprie emissioni e rallentare il cambiamento climatico.

Nel nostro pianeta i depositi di carbonio sono essenzialmente cinque: gli oceani, il suolo, l’atmosfera, le rocce (carbonio geologico) e gli organismi viventi (carbonio biotico). Dopo gli oceani (38.400 Gt), il secondo bacino più importante di carbonio è rappresentato dal suolo. Si stima infatti che poco più di 2.500 Gt di carbonio siano immagazzinate nei primi tre metri di suolo, di cui circa il 50% nel primo metro. Il carbonio presente nel suolo è pari a 3,3 volte quello presente in atmosfera (760 Gt) ed è rappresentato da carbonio organico (1.550 Gt) e inorganico (950 Gt). Il deposito di carbonio organico nel suolo deriva dalla rimozione, a lungo termine o permanente (es. oltre100 anni), della CO2 dall’atmosfera e successivo “stoccaggio” nel terreno, fenomeno definito appunto come “sequestro di carbonio”. Se riportato alla dimensione delle aziende agrarie attivamente impegnate in pratiche di conservazione e sequestro del carbonio, queste assumono la denominazione di “carbon farming”.

Sono diverse le pratiche nelle aziende agricole che possono dare un forte contributo nella riduzione delle emissioni, come quelle per prevenire la perdita di carbonio già immagazzinato e limitare anche le emissioni create dal lavoro nell’azienda stessa. Secondo l’ultimo studio commissionato dal Parlamento europeo nel 2021, il potenziale di mitigazione del carbon farming dell’UE varia tra 101-444 Mt CO2-e all’anno, pari a circa il 3-12% delle emissioni totali annue di gas serra dell’UE. Ciò implica che il carbon farming potrebbe compensare il 26% delle emissioni annuali agricole dell’UE anche al minimo del suo potenziale stimato. Secondo la Commissione europea, il carbon farming può contribuire a stoccare 42Mt di CO2 all’anno entro il 2030, rendendo l’agricoltura e l’allevamento settori chiave per raggiungere la strategia “Fit for 55”.

Il #bestiame al #pascolo è in grado di aumentare la quantità di #carbonio immagazzinata nei #terreni erbosi incoraggiando la pianta a produrre più radici e ad assorbire più #CO2. Condividi il Tweet

Diverse pratiche agricole possono aumentare il tasso di carbonio sequestrato nel suolo ed il materiale vegetale, al fine di creare una perdita netta di carbonio dall’atmosfera. Attraverso l’adozione di queste buone pratiche agricole si calcola che il suolo può sequestrarne a livello mondiale 0,4-1,2 miliardi di tonnellate l’anno. Lo stoccaggio della CO2 nel suolo è un fenomeno reversibile per cui a seconda delle condizioni, il suolo può comportarsi da carbon sink o carbon source. Tra le pratiche agricole in grado di limitare le perdite di sostanza organica nel suolo troviamo ad esempio le operazioni di minima lavorazione o non lavorazione, definite rispettivamente “minimum tillage” e “no tillage”. Anche la presenza di colture di copertura, l’impiego di fertilizzanti organici e l’utilizzo dell’irrigazione favoriscono il deposito di carbonio nel suolo. L’impiego delle colture di copertura può inoltre sia favorire la rimozione della CO2 atmosferica che incrementare la fertilità del suolo.

In genere, lo stock di carbonio nel suolo aumenta al diminuire delle temperature medie annuali, tanto è vero che la maggior quantità di carbonio organico si trova nei suoli situati negli ecosistemi artici e boreali, particolarmente nelle torbiere e nei suoli umidi rispetto a quelli presenti negli ambienti più aridi e in quelli a clima temperato. Pertanto, il riscaldamento globale accelera i processi di decomposizione della sostanza organica promuovendo le emissioni di carbonio in atmosfera. Altro fattore che condiziona la capacità di sequestrare CO2 è l’intervallo temporale. Secondo quanto riportato dall’IPCC (2006), il carbonio organico del suolo raggiunge un equilibrio solo dopo 20 anni di continue pratiche conservative e sono necessari almeno 6-10 anni per osservare un incremento del 15%.

Secondo la #CommissioneEuropea, il #CarbonFarming può contribuire a rendere #agricoltura e #allevamento settori chiave per raggiungere la strategia #FitFor55. Condividi il Tweet

Poiché gli allevamenti zootecnici sono una parte dell’agricoltura che emette ma allo stesso tempo assorbe CO2, l’impatto complessivo di un processo di filiera zootecnia è dato dal bilancio delle emissioni totali, e le rimozioni operate da piante e suolo delle aziende della filiera. In particolare, il bestiame al pascolo può aiutare a immagazzinare alti livelli di carbonio nel suolo, in quantità superiori rispetto alle emissioni di metano. Infatti il pascolo degli animali è in grado di aumentare la quantità di carbonio immagazzinata nei terreni erbosi incoraggiando la pianta a produrre più radici e ad assorbire più CO2. Nel caso delle filiere della carne delle aree del Mediterraneo, la presenza nella fase della linea vacca-vitello di ampie superfici a pascolo e silvane comporta assorbimenti importanti di carbonio, seppure con una variabilità elevata così come riportato nella figura sottostante.

Tasso di sequestro del carbonio (espresso in t CO2 ha-1 anno-1) di sistemi agroforestali tipici delle zone temperate e dell’area del Mediterraneo (in verde: sequestro di C operato dalla componente arborea; in rosso: sequestro di C operato dal suolo; blu: sequestro di C operato sia dalla componente arborea che dal suolo; in nero: non specificato).

L’agricoltura e soprattutto l’allevamento del bestiame possono contribuire in modo determinante all’obiettivo della neutralità climatica. Per questo motivo diventa prioritario promuovere l’adozione di queste pratiche rispettose del clima in settori strategici come quello agricolo, forestale e zootecnico. Anche per contribuire in modo concreto al raggiungimento degli obiettivi del Green Deal europeo, che prevede l’ottenimento della neutralità climatica entro il 2050. La necessità di promuovere e diffondere forme di energia pulita e strategie di mitigazione per la rimozione del carbonio atmosferico si fa quindi sempre più stringente. La sfida del settore agricolo e zootecnico è ancora più ambiziosa in quanto, nell’adozione di tali misure, dovrà anche migliorare l’efficienza nell’utilizzo delle risorse per sfamare una popolazione mondiale in continua crescita.

 

Fonti: European Livestock Voice e Mondina Francesca Lunesu, Università di Sassari.

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.