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Allergie: bambini di campagna più sani

I bambini che vivono in città presentano un’incidenza significativamente più alta di allergie rispetto a quelli cresciuti in campagna a stretto contatto con gli animali.

I bambini che vivono in città presentano un’incidenza significativamente più alta di allergie rispetto a quelli cresciuti in campagna a stretto contatto con gli animali. È quanto emerge da un recente studio condotto in Sudafrica, che ha analizzato e confrontato la diffusione delle malattie allergiche e la sensibilizzazione agli alimenti tra bambini di età compresa tra 12 e 36 mesi residenti in contesti urbani e rurali.

Lo studio ha preso in esame le pratiche di alimentazione infantile e lo stato nutrizionale dei piccoli, evidenziando come ambiente e stile di vita possano influenzare profondamente lo sviluppo delle allergie. In particolare, i ricercatori hanno valutato la relazione tra allattamento al seno, modalità di svezzamento, stato nutrizionale e la comparsa di malattie atopiche come asma, rinite allergica, dermatite atopica, allergie alimentari e sensibilizzazione ad allergeni sia alimentari sia inalatori (aeroallergeni).


Differenze tra città e campagna in salute immunitaria e rischio allergico

Lo studio ha coinvolto un ampio campione, composto da 1.185 bambini in aree urbane e 398 in aree rurali, fornendo un quadro delle differenze tra i due ambienti in termini di salute immunitaria e rischio allergico. I risultati dello studio sono stati sorprendenti, rivelando che le allergie sono decisamente più diffuse nei bambini che vivono in città rispetto a quelli cresciuti in ambienti rurali.

In particolare, la prevalenza delle allergie alimentari nei bambini urbani era del 2,5%, a fronte di appena 0,5% tra i bambini di campagna. Questa marcata differenza potrebbe essere in parte attribuita a stili alimentari meno naturali tipici dei contesti urbani, oltre che a una minore esposizione ambientale a microbi e animali. Tra le allergie alimentari più comuni nei bambini urbani figurano quelle all’uovo crudo (1,9%), seguite dall’uovo cotto (0,8%) e dalle arachidi (0,8%). Nei bambini rurali, invece, tutte le allergie alimentari rilevate erano legate esclusivamente all’uovo.


L’importanza del contesto ambientale nelle prime fasi di vita

Questi dati confermano l’importanza del contesto ambientale nelle prime fasi di vita e il possibile effetto protettivo offerto da uno stile di vita più semplice e naturale. Anche le allergie respiratorie e cutanee, come asma, eczema e rinite allergica, sono risultate nello studio significativamente più comuni nei bambini che vivevano in contesti urbani. In particolare, l’asma è stata riscontrata nel 9% dei bambini urbani, a fronte dell’1% di quelli rurali. L’eczema ha colpito il 25,6% dei bambini nelle aree urbane contro solo il 2% nei contesti rurali, mentre la rinite allergica è risultata presente nel 25,3% dei casi urbani rispetto al 3,3% in quelli rurali.

Nel gruppo di bambini analizzato, è emerso che il 13,1% di quelli che vivevano in città è sensibilizzato agli aeroallergeni, cioè a sostanze presenti nell’aria come pollini, acari o muffe, mentre tra i bambini che vivono in campagna questa sensibilizzazione riguardava solo il 3,8%. Anche per quanto riguarda le allergie alimentari la differenza era molto evidente: il 9% dei bambini urbani mostrava una sensibilizzazione ad almeno un alimento, contro appena lo 0,5% dei bambini rurali.


Perché i bambini di città hanno più allergie?

Gli autori propongono diverse ipotesi per spiegare la maggiore incidenza di allergie nei bambini che vivono in contesti urbani. Una delle spiegazioni principali riguarda la minore esposizione precoce agli animali, sia durante la gravidanza sia nei primi mesi di vita. Le madri che vivono in ambienti urbani, infatti, hanno meno probabilità di essere a contatto con animali domestici o da fattoria, riducendo così la trasmissione di microbi benefici ai propri figli. Inoltre, i bambini cresciuti in contesti rurali tendono ad avere una maggiore diversità del microbiota intestinale, un fattore che potrebbe contribuire a rafforzare il sistema immunitario e offrire una protezione naturale contro lo sviluppo di malattie allergiche.

Nei contesti rurali si è osservata anche una durata più lunga dell’allattamento al seno esclusivo e un’introduzione più tardiva degli alimenti potenzialmente allergenici rispetto ai bambini urbani. Sebbene i tassi di obesità fossero simili tra i due gruppi, nei bambini rurali sudafricani è più comune riscontrare segni di ritardo della crescita, noto come stunting, una condizione spesso dovuta a carenze nutrizionali o condizioni di vita difficili. Tra i bambini che vivono in città, l’eccesso di peso risulta associato a una maggiore incidenza di asma, mentre i bambini con allergie tendono ad avere un peso corporeo inferiore rispetto ai loro coetanei senza allergie.


L’importanza di crescere in contesti rurali

I risultati di questo studio sottolineano con forza l’importanza di crescere in contesti rurali, dove la maggiore esposizione alla natura, agli animali e ad un ambiente più ricco di microbi sembra offrire una protezione significativa contro lo sviluppo delle allergie nei bambini. L’allevamento, in particolare, non solo svolge un ruolo cruciale nel fornire alimenti genuini e nutrienti, ma contribuisce anche alla formazione di un ambiente favorevole allo sviluppo sano del sistema immunitario, sia nei bambini che negli adulti. Queste evidenze rafforzano la necessità di valorizzare e preservare le aree rurali, che rappresentano non solo un presidio alimentare, ma anche un patrimonio di salute pubblica.

Il crescente spopolamento delle campagne a favore delle aree urbane desta preoccupazione: l’abbandono dei contesti rurali, infatti, comporta non solo la perdita di biodiversità agricola e di culture tradizionali, ma potrebbe anche avere ricadute negative sul benessere e sulla salute delle future generazioni. In un’epoca in cui le malattie immuno-allergiche sono in costante aumento, riscoprire e proteggere il legame tra uomo, terra e animali è più urgente che mai.

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.