
Linee guida Ue sull’uso prudente degli antibiotici
Si parla ormai spesso di antibiotico-resistenza, e giustamente, ma al contrario di quanto si possa pensare il problema è stato individuato a livello europeo da diversi anni. Già a settembre 2015, infatti, la Commissione europea ha pubblicato una Comunicazione relativa alle Linee guida sull’uso prudente degli antimicrobici in medicina veterinaria. Tali linee guida, che non hanno carattere vincolante, mirano a definire i principi per un loro uso prudente al fine di contrastare la resistenza agli antibiotici, indicando le misure che gli Stati membri devono considerare in sede di elaborazione e attuazione delle strategie nazionali. Per calare quanto più possibile le linee guida nella pratica, il documento è stato corredato da una serie di esempi pratici sugli approcci seguiti in vari Stati membri per l’attuazione di ciascun principio.
La Commissione evidenzia il fatto che qualsiasi uso di antimicrobici (sia in medicina umana che veterinaria) può comportare lo sviluppo di fenomeni di antibiotico-resistenza. Il rischio aumenta se gli antibiotici sono usati impropriamente, ad esempio in modo non mirato (trattamenti preventivi collettivi o uso per microrganismi non sensibili), a dosi sotto-terapeutiche, ripetutamente o per periodi di tempo inadeguati.
Le linee guida forniscono alcune indicazioni generali, e altre più specifiche a seconda dei vari animali. In generale, l’obiettivo di una somministrazione prudente è quello di ridurre al minimo l’utilizzo di antimicrobici, circoscrivendone l’uso a casi di reale necessità. In tali situazioni, la prescrizione e la somministrazione di questi medicinali deve essere giustificata da una diagnosi dell’animale da parte del veterinario, e se possibile supportata da test specifici per determinare la scelta dell’antimicrobico più adeguato.
La profilassi non va adottata in modo sistematico, ma deve essere riservata a indicazioni specifiche in casi eccezionali. Ove possibile, deve essere preferito un trattamento individuale degli animali infetti (ad esempio, somministrando preparati iniettabili) ai trattamenti collettivi o di gruppo.
Gli antimicrobici a spettro limitato sono, in generale, da preferirsi a quelli ad ampio spettro. Se un animale o gruppo di animali soffre di infezioni ricorrenti che richiedono un trattamento antimicrobico, è necessario intervenire per eradicare i ceppi di microrganismi, stabilendo il motivo per cui la malattia è ricorrente e modificando le condizioni di produzione, la zootecnia e/o la gestione. Infine, l’uso di agenti antimicrobici che tendono a favorire la propagazione della resistenza trasmissibile deve essere evitato.
Redazione Carni Sostenibili