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Carne coltivata, futuro dell’alimentazione?

I supporter della carne artificiale prodotta in laboratorio e gli investitori che ne dettano l’agenda garantiscono benefici etici ed ambientali che, però, restano solo sulla carta. E la salute? Facciamo il punto.

Con la popolazione mondiale in costante e inarrestabile crescita, tanto che si stima in oltre nove miliardi di persone entro il 2050, c’è la necessità non solo di sfamarla, ma anche soprattutto di coprirne tutti i fabbisogni nutrizionali. C’è quindi una vera e propria corsa alle proteine, delle quali, ormai si sa, la carne è una delle fonti migliori, oltre a garantire un apporto ottimale di altri nutrienti, specialmente ferro eme, vitamina B12, zinco, selenio e vitamina D.

Soprattutto nei Paesi poveri in via di sviluppo, la carne è fondamentale per combattere la malnutrizione e assicurare una normale crescita somatica e cognitiva dei bambini. Infatti, in quelle aree più sfortunate del pianeta, la disponibilità di carne e alimenti di origine animale di elevato valore nutrizionale è purtroppo assai limitata e i vegetali e i cereali disponibili non sono in grado da soli di provvedere pienamente ai fabbisogni. La grande sfida che la zootecnia è chiamata a dover affrontare è quella di produrre carne, latte e uova di qualità, a prezzi accessibili e con modalità sostenibili, rispettose dell’ambiente e del benessere degli animali.

Nel frattempo però si stanno trovando altre strade per produrre la carne. Ecco perché negli ultimi anni alcuni investitori hanno scommesso ingenti somme di denaro sulla carne coltivata in laboratorio, che potrebbe – affermano i suoi sostenitori ed investitori – contribuire a risolvere parte dei problemi ambientali e di benessere animale legati alla produzione tradizionale. Un nuovo business che, secondo le stime, entro il 2040 porterà il 35% della carne globale ad essere artificiale.

La grande sfida che la #zootecnia è di produrre #carne, #latte e #uova di qualità, a prezzi accessibili e con modalità sostenibili, rispettose dell’#ambiente e del #BenessereAnimale. Condividi il Tweet

Ma la carne in vitro riuscirà a fornire tutti i nutrienti base e soprattutto sarà realmente un’alternativa più ecologica? Andando a fondo nel suo metodo di produzione scopriamo che si parte da cellule staminali prelevate tramite biopsia tissutale o post mortem dall’animale, oppure da cellule staminali embrionali o pluripotenti indotte. In poche parole, nella maggior parte dei casi, si estraggono cellule da animali vivi, e le si coltivano in un bioreattore in cui le cellule proliferano e iniziano a differenziarsi in cellule muscolari. La loro moltiplicazione è resa possibile grazie ad un mezzo di coltura ricco di nutrienti, ormoni e fattori di crescita.

Attualmente viene utilizzato siero fetale bovino, cioè un siero ottenuto dal sangue di un vitello morto, perché fornisce alle cellule ciò che serve per accelerare la loro proliferazione. Questo metodo è molto costoso, oltre a rappresentare una contraddizione per chi non mangia carne per motivi etici. Ecco perché uno degli obiettivi delle start-up che stanno investendo parecchi soldi sulla carne in vitro è quella di trovare un mezzo alternativo più economico e che non sia di origine animale.

Un altro problema è rappresentato dall’impiego di antibiotici e fungicidi, che vengono addizionati al mezzo di coltura per evitare contaminazioni indesiderate, e di ormoni. Questa è un’altra grande contraddizione, dal momento che in zootecnia gli ormoni promotori della crescita sono vietati ormai da anni in Europa e si sta lavorando per ridurre al minimo gli antibiotici.

La #CarneSintetica coltivata in laboratorio è un nuovo #business che, secondo le stime, porterà entro il 2040 il 35% della #carne globale a essere artificiale. Condividi il Tweet

Ciò che viene prodotta è una sorta di carne macinata, in quanto siamo ancora lontani dal riuscire a produrre una bistecca vera e propria. È stata solo un’azienda israeliana che si è avvicinata nel generare una sorta di bistecca tramite stampante 3D, partendo da cellule muscolari e grasso di manzo, unite insieme da leganti biologici commestibili.

Diversi sondaggi mostrano che c’è ancora poca accettazione da parte dei consumatori della carne coltivata, perché la percepiscono come un qualcosa di disgustoso e poco naturale. Ecco perché i fautori della carne artificiale sostengono che per aumentare l’accettazione del consumatore è necessario non tanto spiegare le tecniche di produzione, ma evidenziare invece le similarità con la carne convenzionale, puntando a farne conoscere i presunti vantaggi per la salute e per l’ambiente. Anche i prezzi saranno sempre più accessibili col tempo, basti pensare che il primo hamburger prodotto in laboratorio aveva un costo spropositato di ben 290 mila euro, mentre oggi, grazie ai nuovi impianti, si parla di una prospettiva di costo di 20 euro al kg.

Ma ci sono davvero benefici per la salute nostra e del nostro pianeta? Non ci sono ancora studi in merito. I sostenitori della carne in provetta affermano che è più sicura della carne tradizionale perché prodotta in ambiente controllato. In realtà, si deve anche considerare che c’è un’ipotesi, seppur remota, che la grande velocità di proliferazione cellulare generi cellule cancerogene. Inoltre la carne prodotta in laboratorio sarà carente di vitamina B12, ferro e micronutrienti specifici della carne vera, in quanto non è stata messa in atto nessuna tecnologia in grado di riprodurne fedelmente il contenuto nutrizionale.

Per la #CarneColtivata in laboratorio si estraggono cellule da #animali vivi, si coltivano in un #bioreattore dove proliferano grazie ad #ormoni e fattori di crescita. Condividi il Tweet

Anche i vantaggi per l’ambiente non sembrano così netti, in quanto dai primi studi a riguardo emerge un intenso dispendio di energia da parte dei bioreattori con emissioni di CO2 molto alte. In pratica la carne creata in laboratorio provoca inizialmente un riscaldamento climatico inferiore rispetto al bestiame negli allevamenti, ma questo divario svanisce nel lungo periodo, con emissioni da parte degli allevamenti perfino inferiori. Solo quando l’energia utilizzata per produrre la carne coltivata proverrà da fonti rinnovabili i vantaggi ambientali saranno maggiori.

Ci si chiede se non sia utile investire non soltanto nelle nuove tecnologie, ma anche in politiche educative per aumentare l’aderenza al modello alimentare mediterraneo. Forse basterebbe anche che una piccola parte degli enormi investimenti delle start-up della carne in provetta, fosse destinata a rendere ancora più sostenibili i nostri allevamenti. Con queste sue azioni si riuscirebbe a ridurre i consumi, in linea con il modello alimentare mediterraneo e a ridurre gli impatti sul clima, senza rinunciare agli innumerevoli benefici nutrizionali della carne della nostra tradizione.

Nutrizionista, Biologa con Specializzazione in Scienza dell’alimentazione, ha un’esperienza ventennale nella comunicazione scientifica, nonché nella ricerca scientifica applicata alla nutrizione per lo sport. È impegnata in progetti di Educazione Alimentare. Dal 2008 è membro dell’EFSA (European Food Safety Authority)’s expert database, del SIO (Società Italiana Obesità) e del comitato scientifico di Assalzoo.